Edifici direzionali, industriali e commerciali
Consultorio diocesano per la famiglia di Crema
2021
La casa Generalizia delle Suore del Buon Pastore è un complesso datato 1933, che presenta una facciata
intonacata, simmetricamente ben disegnata e ben proporzionata e con un imponente chiostro interno.
L’immobile è un complesso edificato con ottimi criteri costruttivi, come si evince dall’osservazione delle
murature delle cantine e del sottotetto, ben conservati e integri, senza fessurazioni e senza umidità da risalita.
L’intervento interessa tutto il lato ovest della Casa generalizia per una superficie di 340 mq al piano terra e 520 mq al piano primo, praticando l’apertura di due porte ricavate in corrispondenza di due finestre esistenti
al piano terra, una per l’entrata del Consultorio e l’altra per l’uscita di sicurezza, oltre alla realizzazione di una
gradinata e due rampe in lastre di beola per l’eliminazione di ogni possibile barriera architettonica, ricavate su un terrapieno immerso nel verde a disposizione con una superficie di 2500 mq.
Le murature e le aperture sono state tutte salvaguardate nel rispetto dell’edificio storico, infatti solo dove
strettamente necessario, per le prescrizioni antincendio, sono state fatte modifiche.
In tutto il nuovo Consultorio è collocato un controsoffitto fonoassorbente e isolante, che ha la doppia
funzione quella di abbassamento dei locali per il contenimento energetico e quella di schermatura degli
impianti sia elettrici, sia idraulici, sia di climatizzazione e della domotica, evitando così le spaccature nelle
murature esistenti.
Un’altra scelta progettuale è quella delle pavimentazioni interne a basso impatto acustico, semplicemente
appoggiate alle originarie pavimentazioni in mattonelle di cemento con sottostante materassimo protettivo,
creando un effetto ovattato e di benessere.
Particolare attenzione è stata riservata anche al rispetto del parco, infatti il nuovo vialetto in pietra di accesso dalla via Carlo Urbino, è stato progettato per trasmettere serenità a chi lo percorre, salvaguardando tutti gli alberi e i cespugli esistenti.
Altra attenzione è stata riservata alla scelta dei colori: dal bianco di tutti i serramenti interni ed esterni alle pareti dei singoli studi, personalizzandoli in funzione dell’utenza, dai bambini, ai giovani, alle donne, colori
pastellati, ma anche vivaci, rilassamento e stimoli controllati.
Nuova costruzione di edificio industriale
2006
L’intervento progettuale prevede la nuova costruzione di un fabbricato con destinazione a deposito carta e similari realizzato in pannelli prefabbricati di cemento suddivisi a quadretti con rivestimento esterno in ghiaietto di colore giallo e annessa zona uffici realizzata invece con muratura tradizionale posta su due piani con soffitto intermedio ligneo, tutto il complesso si presenta con lucernari apribili elettricamente.
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Inoltre la palazzina uffici di mq. 400 sarà poi rivestita con pannelli quadrettati Alucobond collocati in modo inclinato con sporgenza massima superiore di mt. 1,20 al fine di formare una protezione alle aperture esterne dal sole, essendo rivolte verso sud.
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Il fabbricato è collocato al centro di un lotto da cui si accede da una nuova strada di lottizzazione già
convenzionata.
Ristrutturazione di fabbricato con riadattamento a concessionaria di automobili
2003
L’intervento progettuale prevedeva l’adattamento di un’ala di un edificio adibito a deposito di carta al fine di insediare una nuova concessionaria smart.
L’obiettivo era: costruire e rendere operativa la concessionaria entro sei mesi dall’incarico.
Ciò attenendosi scrupolosamente al ferreo protocollo Daimler Chrysler che, pur lasciando totale interpretazione agli architetti nella forma e nella sostanza del progetto e dell’immagine architettonica, detta invece precise regole in relazione a dati dimensionali e scelte di colori e materiali, i quali devono appartenere ad una rosa ristretta di scelte.
Gli architetti hanno voluto interpretare il morfema dell’opera dando risalto alla giovanile freschezza
del prodotto qui esposto “le piccole e vendutissime smart” riscontrabile sia nelle linee pure e levigate delle
strutture e delle quinte murarie rivestite in gesso con il gioco di ombre, bianco su bianco e nella trasparenza
delle grandi e luminosissime vetrate che hanno un contrappunto anche all’interno del grande ambiente
soppalcato. All’esterno, una quinta nera con lame frangisole bianche, sebbene nella purezza delle linee,
conferisce carattere all’insieme.
I tempi di progettazione sono stati necessariamente rapidi e, anche per questo motivo, il lavoro è
stato impegnativo per garantire nei tempi consentiti la necessaria qualità progettuale.
Ogni particolare dell’opera è stato disegnato con design specifico ed è stato progettato in base al
progredire del progetto architettonico generale. Questo per dare la possibilità ai relativi operatori: artigiani, impresa edile ed altri fornitori, di realizzare a regola d’arte nelle loro sedi quanto loro assegnato, effettuando in cantiere esclusivamente i montaggi nei tempi e nei modi previsti. Tutto ciò in modo da non avere tempi morti o sovrapposizioni che potessero essere controproducenti o pericolose.
Tutto il soppalco, con una superficie pari a mq. 200, è stato realizzato in officina e messo in opera
nel giro di alcuni giorni, come anche le facciate continue vetrate strutturali.
Una nota tecnica interessante, legata alla ricerca dell’ottimizzazione tra esigenza architettonica,
strutturale ed economica, sia in termini di tempo che di denaro, riguarda la ricerca di un tipo di soluzione
strutturale che permettesse di unire la funzione illuminante e formale della facciata continua a vetro ad una importante funzione strutturale.
L’impiego di una facciata strutturale ha permesso infatti, il riutilizzo dei pesanti pannelli di conglomerato cementizio già esistenti, posti a contenimento della copertura, e al mantenimento,
di conseguenza, anche di tutto il rivestimento opaco di facciata già facente parte dell’involucro esistente.
Le pareti prefabbricate esterne, tipiche di un normale capannone industriale, sono state tinteggiate in opera con vernice nera opaca, adottando una soluzione economica condivisa con piacere sia dalla Committente che dalla Daimler Chrysler che ne aveva richiesto in origine il rivestimento in alluminio.